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Due chiacchere con il nostro A.D.

Due chiacchiere con il nostro A.D.

Leopoldo Girardi è l’Amministratore Delegato di MAIOR. In azienda fin dalle sue origini, ha seguito da vicino le vicissitudini che hanno portato MAIOR a diventare una realtà leader a livello nazionale e in seguito a ritagliarsi uno spazio anche a livello internazionale.

In questa intervista Leopoldo ci racconta la nascita di MAIOR, chi è oggi MAIOR e spiega quali sono gli elementi che la rendono unica, descrive inoltre l’importanza delle attività di R&D e dei rapporti con il mondo accademico, e ipotizza le sfide che si profilano all’orizzonte.

 

Com’è nata MAIOR?

 

MAIOR nasce alla fine degli anni 80 come una sorta di spin-off,ante litteram, dell’Università di Pisa, quando un piccolo gruppo di docenti e neo-laureati dell’ateneo pisano iniziò a focalizzare le proprie attività sulla ricerca operativa. Angelo Davini e poi Antonella Albano ed io, ci eravamo laureati da poco con il Professor Paolo Carraresi, ad accomunarci era la passione per la ricerca operativa e per lo sviluppo di modelli matematici e algoritmi di ottimizzazione.

La storia di MAIOR comincia con un gruppo di amici motivati dalla volontà di creare qualcosa insieme.

 

Cosa significa l’acronimo?

L’acronimo ‘M.A.I.O.R.’ significa Management, Artificial Intelligence and Operations Research.

L’Operations Research era il cuore, ma già all’epoca si facevano i primi esperimenti con l’AI, compatibilmente con le possibilità offerte dai computer di allora. La M era riferita all’opportunità di fornire strumenti di gestione soprattutto alle aziende di trasporto, ma non solo. L’idea iniziale era quella di allargarci anche su altri mercati. In realtà siamo cresciuti principalmente nel mondo del trasporto pubblico, iniziando dagli autobus, poi con le compagnie aeree e con il trasporto su rotaia.

 

Che differenza c’è tra Artificial Intelligence e Operations Research?

MAIOR è nata con AI e OR ma si è sviluppata soprattutto con l’Operations Research. Quando devo descrivere la differenza tra le due tecnologie mi piace sempre citare una frase pronunciata dal Professor Antonio Frangioni del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa: “l’AI fa quello che tu ti aspetti, OR fa quello che tu gli chiedi”.

Questo perché l’Intelligenza Artificiale, nonostante il nome, ha poco di creativo. È un sistema che cerca di replicare in modo “meccanico” quello che farebbe una persona; riesce a sorprenderti per quanto ti somiglia, non per la qualità della soluzione che trova. La ricerca operativa invece è in grado di trovare soluzioni inaspettate, che rispondono esattamente a quello per cui l’hai interpellata.

Oggi l’AI è utile soprattutto per facilitare il lavoro quotidiano, rendendolo meno ripetitivo attraverso il suggerimento di piccole soluzioni. La ricerca operativa è ancora da preferire quando hai un problema molto complicato e vuoi trovare la soluzione perfetta.

Quali sono gli elementi che ispirano la cultura aziendale di M.A.I.O.R.?

Sono convinto che MAIOR porti un po’ di Italia all’estero: la versatilità, la creatività e la capacità di affrontare i problemi in maniera diversa.

Abbiamo la consapevolezza di aver sviluppato un software importante e molto ben strutturato, frutto di anni di lavoro e di ricerca; quel software tuttavia esiste e funziona solo grazie alla componente umana, intesa come il nostro personale, partner e clienti.

Il nostro è un mercato di nicchia e ogni cliente ha la sua storia e specificità che vuole mantenere, in questo senso l’attenzione di MAIOR verso esigenze particolari è costante e prioritaria.

 

Perché i clienti scelgono MAIOR?

Credo che i clienti ci scelgano perché vogliono cambiare e migliorarsi. Fino ad alcuni anni fa strumenti come la nostra suite erano ancora poco diffusi, per un’azienda affidarsi a MAIOR era una scelta estremamente innovativa, legata alla volontà di fare le cose in modo diverso.

Oggi è diverso, chi arriva da noi spesso proviene da un competitor e sceglie MAIOR perché riconosce l’alta qualità di quello che facciamo, ma soprattutto apprezza lo spirito di cui parlavo precedentemente: l’attenzione alle esigenze specifiche di ciascuna realtà.

Credo che l’alto tasso di fidelizzazione dei nostri clienti sia dovuto proprio a questo, al fatto di fornire sempre soluzioni modellate su specifiche esigenze.

Cosa è che fa di MAIOR un’azienda innovativa?

Lo stretto rapporto con l’Università di Pisa, sin dalla nascita dell’azienda, ha fatto sì che fin da subito l’elemento innovativo fosse molto importante.

Eravamo alla fine degli anni 80 e i computer erano molto lontani da ciò che sarebbero diventati in seguito, per intenderci parliamo di uno schermo nero con caratteri verdi e nessun tipo di grafica.

I fondatori, Paolo Carraresi e Angelo Davini, erano convinti che fosse necessario realizzare applicazioni con interfacce grafiche ben curate e che per farlo fosse necessario svilupparle su Apple Macintosh, unico sistema dell’epoca a permetterlo.

Il nostro software è stato uno dei primi al mondo con il quale era possibile interagire in modo semplice e intuitivo. 

 

Quale sarà il futuro del mondo dei trasporti?

Le necessità della nuova normalità e il distanziamento sociale legati alle conseguenze della pandemia, la tendenza ad usare sempre di più metodi alternativi di mobilità, come car sharing, bike sharing, monopattino sharing, così come lo sviluppo di nuove tecnologie, quali veicoli elettrici e a guida autonoma, sono tutti elementi che nei prossimi anni ricopriranno un ruolo importante.

Mi ha sempre colpito molto il fatto che nonostante l’Italia sia un paese formato da tantissime città che hanno una storia molto antica, con centri storici fatti per andare a piedi o al massimo in carrozza, oggi la mobilità dolce non è ancora riuscita ad affermarsi. Le persone che si muovono a piedi, in bicicletta o con veicoli elettrici non sono molte. 

Questo perché il trasporto pubblico non è una cosa che fa storia a sé, le modalità con le quali ci spostiamo non sono legate semplicemente alle infrastrutture di trasporto, ma sono collegate all’urbanistica, quindi alle scelte con cui vengono costruite e strutturate le città.

Gli scenari futuri della mobilità dipenderanno molto dalle scelte urbanistiche che facciamo oggi.

 

Il caos urbanistico si accompagna per forza di cose al caos dei trasporti. Viceversa, se l’urbanistica funziona in maniera corretta anche il trasporto può funzionare. Il futuro dipenderà molto dalle mani in cui lo metteremo. Se le scelte che verranno fatte saranno adeguate, le nuove forme di mobilità legate anche alle nuove tecnologie avranno grande successo.

Quanto è importante l’attività di ricerca e sviluppo per MAIOR?

È fondamentale, e sicuramente è un fattore che ci contraddistingue e ci differenzia.

Ormai da molti anni investiamo in media circa il 30% del fatturato in R&D, un elemento importantissimo per lo sviluppo dell’azienda. Abbiamo creato un team interno di oltre 15 persone, tra matematici, sviluppatori e ricercatori, che ha come unico obiettivo l’innovazione.

Stiamo portando avanti progetti che coinvolgono l’Operations Research per migliorare costantemente i nostri algoritmi e integrare sempre più l’AI all’interno delle nostre soluzioni software.

Qual è il rapporto che lega MAIOR al mondo accademico?

MAIOR è nata in seno all’Università di Pisa, con la quale i rapporti sono stati sempre molto importanti e proficui. I nostri investimenti spesso hanno coinvolto l’ateneo pisano in numerose collaborazioni; abbiamo finanziato e co-finanziato anche progetti di ricerca con l’Università di Firenze e con il Politecnico di Milano, oltre a collaborazioni con la Sapienza di Roma e Roma Tre.

Vorremmo anche avviare collaborazioni con università estere; ad oggi lo abbiamo fatto solo nell’ambito di progetti europei, alcuni dei quali sono tuttora in corso. Molti studenti provenienti da tutto il mondo hanno fatto progetti di ricerca con noi, una cosa che ci fa molto piacere e che ha portato ricchezza culturale in MAIOR.

 

Quali sono le sfide che si profilano all’orizzonte per MAIOR?

L’ingresso in Clever Devices rappresenta una delle sfide più importanti che abbiamo affrontato, e che stiamo tuttora vivendo. MAIOR è un’azienda italiana, e l’Italia, per molti aspetti, è una grande nazione: è il paese che ci ha consentito di crescere e di arrivare dove siamo oggi. Dal punto di vista economico però, non siamo sicuramente tra le nazioni più potenti al mondo; per le aziende italiane confrontarsi con i mercati internazionali è alquanto complesso. Abbiamo un bagaglio culturale e un atteggiamento che ci aiutano, ma il nostro tessuto economico rende più difficile fare operazioni internazionali.

Quella di affermarci nel mercato mondiale continua ad essere una sfida importantissima e, con il supporto di un grande gruppo come Clever Devices, siamo convinti di poterla vincere. Da questo punto di vista l’ingresso in Clever Devices è stato un passaggio fondamentale perché ci ha consentito di crescere anche sul mercato USA. Questo, tuttavia, non è sufficiente perché abbiamo volontà e capacità per lavorare anche nel resto del mondo.

Siamo ben consci della realtà nella quale ci muoviamo: l’emergenza coronavirus, il SaaS, l’AI, le novità tecnologiche e la ricerca accademica, le vetture elettriche e a guida autonoma, sono tutte sfide che stiamo raccogliendo. 

 

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